Mostra

27.1 - 25.2.2024 QUINDICI STANZE PER IL GABBIANO DI CECHOV

Analogamente a quanto compiuto da Liv Ferracchiati in “Come tremano le cose riflesse nell’acqua”, nuova produzione del Piccolo Teatro di Milano, anche il progetto degli studenti del primo di anno del Laboratorio di Progettazione della Scuola Auic del Politecnico di Milano, prova ad “attraversare” il te-sto cechoviano del Gabbiano alla ricerca di una suggestione sulla base della quale costruire il luogo di una possibile azione scenica, uno spazio in grado di evocare una idea di abitare che trovi la propria rap-presentazione nella relazione, esistente e caratterizzante, fra interno ed esterno.

Aldo Rossi scrivendo «(…) Anche gli interni di Cechov sono piuttosto delle ville che delle case di cam-pagna e sono sempre estremamente sensibili alle stagioni. Ritrovate sempre gli stessi elementi del can-cello, delle ortensie, i segni delle gomme delle automobili sulla ghiaia, un tavolo che sta per essere ap-parecchiato, dei saluti e delle parole abbastanza lontani. L’architettura rimane in pochi particolari come sempre aspettando il colpo di pistola del Gabbiano, la luce della scala, il battello che percorre il lago come in una cupola di vetro» (Autobiografia Scientifica, 1999, p. 44) mette in evidenza come, nell’opera teatrale cechoviana, la “natura” giochi un ruolo da protagonista e come l’architettura della casa, identi-ficata attraverso pochi elementi generali e, allo stesso tempo universali, divenga una sorta di “sfondo” evocato, più che rappresentato.

L’esercizio, proposto agli studenti del Laboratorio di Progettazione dell’Architettura del primo anno in collaborazione costante con il Piccolo Teatro, fa propria questa specifica qualità del dramma cechovia-no per provare a interrogarsi sulla possibilità di dare forma a una stanza – la parola definisce il concet-to astratto dello stare senza attribuirgli una precisa destinazione funzionale  – che acquisisca carattere proprio grazie alla relazione instaurata con lo spazio esterno, con il paesaggio all’interno del quale si costruisce.

Dal punto di vista didattico-metodologico, i ragazzi sono partiti dallo studio di alcune esemplari case unifamiliari del moderno la cui caratterizzazione dello spazio è data dalla modalità di interpretazione dell’ambiente naturale in cui si collocano. Ognuna di queste architetture è stata studiata, rappresentata graficamente e volumetricamente attraverso dei modelli, al fine di riconoscerne la misura, la natura, il rapporto con la luce e la conseguente teatralità dello spazio, ma soprattutto ci si è sforzati di compren-dere quale fosse l’idea di abitare proposta e quale luogo /stanza della casa la rappresentasse al meglio.

L’individuazione della stanza, costruita sul e con il paesaggio, è stata considerata come il punto da cui partire per provare a relazionarsi con “Il Gabbiano”. Come già accade in Cechov, anche i quindici pro-getti esposti nel foyer di questo teatro, assumono il paesaggio naturale (l’acqua, anche se pensata in forme diverse, è l’elemento attraverso cui evocare, sempre, la presenza di un particolare luogo naturale) come attore protagonista. La stanza, dunque, intesa come luogo dello stare, è anche lo spazio attra-verso cui guardare la natura, il teatro della vita che, simbolicamente, contiene al suo interno, il piccolo palcoscenico che fa da sfondo al dramma di Cechov.
I quindici modelli in cartone, in scala 1:33, presentati nella mostra, attraverso la costruzione di una sor-ta di “scatola magica” dotata di un “mirino”, collocato volontariamente in una precisa posizione allo scopo di forzare il punto di vista, sono da intendere come un tentativo di rappresentazione di un’idea di spazio abitabile teatralizzato dal paesaggio su cui prospettano: uno spazio sintetico, misurato dai pochi elementi di arredo di volta in volta introdotti, riconoscibile ma soprattutto fortemente caratterizzato.

Laboratorio di Progettazione dell’Architettura 1
Martina Landsberger e Francesca Di Maria con:

Michael Bader, Francesca Barbieri, Anna Maritano, Davide Mazzucchelli, Alessandro Ponti

con gli studenti:
Chiara Fanni - Pier Francesco Fantin - Sharon Farinella - Emma Favaro - Giorgia Favaro - Giovanni Favuzza - Elena Fazio - Emilia Fazio - Sofia Fazio - Lucrezia Fekete - Mattia Felicetti - Lucrezia Ferrachat - Alisia Ferrara - Marta Ferrari - Olimpia Ferrari - Anna Ferré - Elisa Ferretti - Matilde Ferretti -Isabella Ferri - Ettore Ferroni - Laura Feruglio - Giulia Finocchiaro - Chiara Folcio - Anna Fontana - Sara Forlani - Alice Formica - Marta Fortunato - Simone Fortunato - Angelica Fossati - Lisa Fragiacomo - Agnese Francescon - Ginevra Franchi - Zoe Franchina - Alessio  Frappolli - Matteo Fratus - Giorgia Frazzetta - Anna Fregonese - Edoardo Fumagalli - Sofia Fumagalli - Giulia Fumiani - Sofia Gagliardi - Francesco Galbiati - Benedetta Galeotti - Giorgia Gallazzi - Francesco Gallo - Maria Gallois

Questo progetto è stato reso possibile grazie alla costante collaborazione del Piccolo Teatro che, ormai da qualche anno, partecipa attivamente alla costruzione del primo semestre del Laboratorio di Progettazione Architettonica 1. Ringraziamo dunque, in primo luogo Anna Piletti e Andrea Zaru e poi tutto lo staff organizzativo e tecnico oltre a Giuseppe Stellato, scenografo dello spettacolo “Come tremano le cose riflesse nell’acqua”, per averci aiutato a portare a termine questa avventura.

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